
Venerdì 14 gennaio è stata inaugurata a Ronco Scrivia (aperta fino al 28 gennaio) una mostra dei disegni dei bambini di Terezin (Theresienstadt), un campo di concentramento fintamente “modello”, dove i piccoli (circa 15.000 in tutto) avevano la possibilità di esprimersi con disegni e poesie, per poi finire comunque come ben sappiamo.

Immedesimarsi (per quanto possibile) e provare a immaginare attraverso queste tracce ciò che devono aver provato questi bimbi è qualcosa che non può lasciare indifferenti.
Invitato alla presentazione, ho declinato l’invito a parlare preferendo comunicare a modo mio, con un’opera di mosaico di ciottoli.

L’immagine di Anna Frank mi accompagna da sempre: il suo sorriso, la sua ironia, la sua furbizia, il sogno di diventare una scrittrice, e in definitiva le giornate di una qualunque ragazzina di 14-15 anni

L’immagine è “iconica”, quasi pop, una foto che tutti hanno visto e che subito desta forti emozioni: esattamente al contrario della tecnica wahroliana io ho cercato di esprimere l’assoluta unicità di quel viso, di quel sorriso, di quella storia.
Per favore non chiamatelo ritratto.

Il 1929 è l’anno in cui, a partire dalla materia informe, Anna – come del resto ciascuno di noi – si “compone” ed esce al mondo nella sua forma unica e irripetibile – come del resto ciascuno di noi.

La sua vita non arriva ai 16 anni: brevissima.
Ecco: questo apparire alla magia del mondo e scomparire poco dopo è il punto centrale delle mie riflessioni sulla follia della violenza e dell’odio.
Solo se non si coglie profondamente la magia e la brevità dell’esistenza umana (e di qualunque altro essere vivente) si può pensare di odiare.

dimenticare la sacralità e la brevità della vita, innanzitutto della propria: ecco il nutrimento del male.
Male d’indifferenza che non è storico, lontano, bensì più che mai vivo tra noi.
Fanatismo.
Ignoranza.
Profitto.

E questo è anche un dono/ringraziamento per coloro che, con la loro stima e il loro affetto, hanno permesso che mi esprimessi a Ronco con opere pubbliche – la gioia più grande per un artigiano…
Luca Riggio