Il progetto di restauro del sagrato di bargone è nettamente diviso in due parti: prima di tutto integrare la pavimentazione ricostruendo tutte le parti perdute, in modo da fermare la disgregazione, e in un secondo tempo, appena possibile, sostituire alcuni restauri definiti “impropri”, cioè realizzati con materiali incongrui (i ciottoli artificiali di marmo carrara oppure ciottoli grigi di spiaggia), oppure con disegni particolarmente deformati o inventati, oppure non integrati per altri motivi, ad esempio per essere più alti del piano originale.
La zona del cancello presentava tutte queste criticità.
In più si sapeva dai documenti che tra i due pilastri, fino al 1968, si leggeva la data di realizzazione del sagrato di ciottoli (1891).
Fin dal primo momento c’è stato il desiderio di ripristinare la situazione come in origine, ma ci serviva un documento fotografico per capire esattamente come era scritta la data . In caso contrario avremmo dovuto “restaurare il restauro”
che non solo era rovinato, cementoso, approssimativo e con un triangolo e una campitura grigia del tutto inventati, ma in più era – dapprima inspiegabilmente – molto più alto del resto e costituiva quindi un tappo per il deflusso dell’acqua (e il ristagno d’acqua, insieme alle radici degli alberi e alle piantine, è uno dei nemici principali degli acciottolati, Suv esclusi…).
Fin dal primo momento abbiamo chiesto ai Bargonelli di rintracciare una foto in cui si vedesse -anche male- la zona del cancello, ma senza risultato: di solito la ripresa era dal cancello verso il portone della chiesa.
Ma proprio quando eravamo quasi fuori tempo massimo
è arrivata la signora Mirella con questa foto
datata 1947: ero proprio ciò di cui avevamo bisogno!!!
In base alle proporzioni e alle prospettive ho potuto ricavare le misure precise (80cmx25cm, secondo i moduli del resto del mosaico) , la spaziatura tra le lettere, e soprattutto il tipo di carattere utilizzato per le cifre
il tutto sarebbe stato ulteriormente affinato in corso di posa…
Quindi finalmente via alle demolizioni del nuovo
a partire dallo scalino verso l’interno
poi via la “diga di cemento”- così alta, lo si è capito, sia per un eccessivo strato di malta che probabilmente si è indurito in corso d’opera non permettendo una buona battitura, sia perchè sotto ci sono i basamenti dei piantoni del cancello, molto alti e fatti di un cemento nero e durissimo – basamenti che, con paziente scalpellatura, abbiamo abbassato.
qui si vede bene la “diga” – senza offesa alcuna per chi l’ha realizzata: un restauro si può migliorare o anche togliere ma comunque ferma il degrado!
ora l’originale può di nuovo “respirare”: non c’è altra parola per definire la liberazione da tutto quel sovrappiù…
E si riparte daccapo:
selezionando, tra tutti i ciottoli a disposizione, i più consumati per proseguire la zona d’accesso, calpestatissima…
ed eccoci indietro nel tempo: tutti gli anziani si ricordavano di questa data, con i numeri grandi, spaziati, ed eccola di nuovo qui.
Importante per “firmare” il sagrato, ma anche imponente, in quanto un po’ sovradimensionata rispetto al necessario, segno che chi ha deciso la costruzione del rissêu ci teneva davvero tanto!
E per finire, il confronto:
Luca Riggio