La definizione di arte è sempre stata molto difficile da trovare, tanto più nei nostri tempi secolarizzati, in cui gli stili e le teorie si sono accumulati a dismisura, complicandosi con contrapposizioni ed intellettualizzazioni. Nel campo del mosaico a tessere, poi, esistono percorsi canonici che vanno a definire un mosaicista in base all’acquisizione di tecniche specifiche, nate al fine di restaurare o riprodurre i mosaici classici, ma che restano comunque la base per muoversi con padronanza in qualunque applicazione del mosaico, dalla miliardesima copia delle “colombe alla fontana” al più innovativo e spregiudicato artista contemporaneo.
Per questi motivi, sia per il mio percorso da autodidatta, sia per il mio carattere “anti-incasellamento”, non mi sento un mosaicista.
Mi piace considerare quella che è ancora la base della mia attività, la posa di mosaico industriale, come un semplice lavoro, per quanto appassionante e in buona misura anche creativo.
Per quanto riguarda gli acciottolati mi sento un artigiano, un fortunato artigiano che può maneggiare una materia originaria come le pietre e può farlo affidandosi soprattutto all’istinto, agli effetti grafici, alla percezione delle linee e degli insiemi, esattamente come poteva farlo chi ha realizzato i pavimenti di Gordion 2800 anni fa. Libero, entusiasta e meravigliosamente misconosciuto come lui. Non posso – e comunque non riuscirei – ad inserirmi in una scuola, in una tendenza, in una teoria estetica.
Qualche volta capita che mi richiedano un mosaico figurativo a tessere – così è nata la mia attività di laboratorio : anche e soprattutto in questo caso non mi sento mosaicista, cosa che mi costringerebbe a confrontarmi con tutti coloro che davvero hanno scelto questo percorso nella vita, ma un vero e proprio dilettante: faccio ciò che mi viene in mente, in piena libertà di stili, di tecniche – per lo più improvvisate – e di risultati, con l’unico obiettivo di soddisfare il committente e di divertirmi.
L’arte non so cos’è, ma è un altra cosa.
Tutto questo l’ho già detto, ma mi viene di ripeterlo per introdurre un secondo mosaico “non artistico”, del quale mi preme anche sottolineare la “non” progettualità…
il cliente chiede un mosaico artistico per la porta della cabina armadio:
si tratta della camera da letto, le pareti sono violacee, e so che sono graditi colori scuri.
L’immagine di partenza è quindi un notturno, e vado a pescare una mia foto di qualche tempo prima.
Per rendere il tutto “mosaicabile” e per destrutturare la figuratività, faccio un veloce disegno con le matite colorate
aggiungendo una sagoma di albero sulla destra
tenendo presenti i colori che ho a disposizione, che sono tutti avanzi di anni di pose, tranne una scatola di viola gloss – “lumacato”, direbbe una mia amica – comprata apposta per richiamare le pareti
Ecco già selezionati i colori adatti al soggetto: da questo punto in poi saranno loro a comandare
trasporto su un foglio i campi di colore così come sono casualmente venuti nel disegno, ribaltando il disegno in quanto penso di lavorare a rovescio su carta…
ma quando comincio ad mettere giù le tessere per vedere come accostare i colori, non mi fermo più..
e mi ritrovo con una amplissima area di tessere “appoggiate per prova”:
a questo punto devo scegliere se togliere tutto, voltare il foglio e riposizionare nello stesso modo le tessere – dio solo sa come –
oppure lasciare tutto così e andare avanti, come se stessi facendo un mosaico a dritto sul grassello di calce
(ma in questo caso basterebbe urtare il tavolo per rovinare tutto…)
Comunque appena terminata un’area delimitabile la fisso stendendo sopra le tessere una tela bagnata di colla (in questo caso di coniglio)
e procedo così fino alla fine, lasciando che le tessere creino da sole gli andamenti, libero di fare fino all’ultimo tutti i cambi di linee e di colore che voglio – un vantaggio di questa “non tecnica”
Ed ecco la composizione completata: ho messo via le tele con le tessere incollate e ho steso colla poliuretanica sul supporto.
Dopo ho riposizionato tutti i pezzi al loro posto e ho liberato le tessere bagnando la tela…
e qui alla luce del sole dopo la stuccatura (bianca nella luna fino a nera sui contorni, gradualmente – ma non si vede poi tanto…)
il risultato naif è garantito dal fatto che ho ben poche sfumature di colore, e alla fine viene fuori un effetto un po’ duro, alla Ligabue (il pittore)
oltre alle normali tessere di mosaico vetroso industriale, vi sono alcune tessere di gres e anche pezzetti di specchio;
la luna poi doveva essere un tondo unico di vetro bianchissimo, ma ho utilizzato l’avanzo che avevo, pare non ne producano più
ed ecco l’opera nel suo contesto domestico
mi piace pensare che si sia fatta da sé, compresa la posizione dell’albero, che è passato da destra a sinistra !